domenica 25 dicembre 2011

Scartando un regalo...

" E attraverso i papaveri danzanti
alla mia anima arrivava
una brezza che con tocco
soave la cullava "
(John Keats)

lunedì 12 dicembre 2011

Dondolandosi con le vecchie stelle

Ciondolando nel cortile di casa
Mi avvicino alla tua veloce auto
Mentre fischi il mio nome

Apri una birra
E la porti qui
E giochi a un videogioco


(Lana Del Rey - Video games)

venerdì 2 dicembre 2011

A wild horse on a collision course with the sun

....
No, non ti amo
odio la parola,
quella tirannide privata dentro un pubblico suono
la tua libertà è tua, non mia:
ma brandisco la mia isolata follia come una spada
che affondo nel tuo corpo tutta la notte.
( Al Purdy - Necropsia dell’amore )



Well you're a wild horse
On a collision course
With the sun

I wanted to ride that wild horse
Into the sun

But i no longer think that
I'm your chosen one
On no, i no longer think that
I'm your chosen one

Maybe it's best for you to ride
Ride into the sun
Because i no longer think that
I'm your chosen one
Oh no, i no longer think that
I'm your chosen one
( Smog - Chosen one )

martedì 29 novembre 2011

Accendersi una sigaretta e mettere su un disco

Ci sono tanti modi di viaggiare. E non necessariamente prendendo un aereo. Succede anche dopo aver fatto l'amore. Quando si rimane nel letto, l'uno appiccicato all'altro, sudati, esausti ma felici. E improvvisamente sale la voglia di accendersi una sigaretta. E mettere su un disco, magari di musica classica. Ed è un pò come fare l'amore per la seconda volta...


(Erik Satie - Gymnopédie No.1)

lunedì 28 novembre 2011

Così!























( Entrance of the bookstore "Le Bal des Ardents" in Lyon, France)

mercoledì 23 novembre 2011

Buffo, crescere


( Giose Rimanelli - Tiro al piccione (1953) )

lunedì 21 novembre 2011

27 volte Novembre

27 volte Novembre. Un cappotto più pesante. Una ciuccia di lana. Sciarpa, guanti. A volte rossi, a volte neri, a volte.... Il passo più svelto a causa del freddo. E le vetrine dei negozi che si tingono già dell' atmosfera natalizia. Mi fermo, le osservo e penso che amo questo mese proprio per l'aspettativa che crea. Cammino per le vie del centro, incrocio diversi sguardi e vorrei incrociare il tuo. Decido, poi, di fermarmi nel primo bar che trovo. Dentro è affollatissimo; uomini d'affari che parlano di lavoro, ragazzini che ordinano il primo aperitivo della serata, signore incelofanate nelle loro pellicce che non perdono occasione di sfoggiare tutta la ricchezza posseduta e di parlare di chi non conoscono neanche. Io, invece, opto per un caffè. Doppio.
Novembre, ancora. Ed io sempre la solita. La solita irrequieta. Batto i denti dal freddo, e mi avvolgo di pensieri, ricordi, speranze quasi soffocanti.



I told you
I told you

Everything
Is always
Nothing new
These days

These days are falling
These days are falling
Imagine what to come

Watch them fighting, watch them losing
Watch them without heart
You're not the first one laughing
You're not the first one laughing
(Everything is always - Lali Puna)

giovedì 10 novembre 2011

Un caffè al vetro, per favore

Poi un giorno ti siedi al tavolino di un bar,
e tutto ti sembra straordinariamente diverso.

" Baby, I need your lovin'
I got to have
all your lovin'
Baby, I need your lovin'
Got
to have all your lovin' "
( Baby I need your loving - Four Tops )






mercoledì 9 novembre 2011

Melodrammatico

“E’ lei che incontri, prima o poi, in autobus, sul treno, sull’aereo, lei a cui non fai caso finché non sei seduto, lei il cui sguardo incroci all’improvviso e arrossisci, ti viene caldo, perché non ci si può innamorare così in fretta, non è così che succede, solo per l’aspetto esteriore, con uno sguardo, ma invece succede e tu sei sull’autobus e pensi che dovresti andare laggiù in fondo, dire qualcosa, pensi, dovresti scendere alla sua stessa fermata, perché non incontrerai mai più una persona più bella di questa. E se solo trovi il coraggio, se adesso dici qualcosa, se scendi insieme a lei, vai da lei, l’abbracci, allora forse, forse o di sicuro, avrai incontrato l’unica persona nell’universo che può fare di te l’essere più felice che sia mai esistito. Invece non lo fai. Non scendi quasi mai alla stessa fermata. Non ti alzi nell’autobus per dirle o dirgli qualcosa. Rimanete seduti, vi guardate o distogliete lo sguardo, fino a che uno di voi due non scende e qualche ora dopo hai già dimenticato tutto, fino a un mattino di dieci, vent’anni dopo, quando di colpo senti di nuovo la stessa fitta, te la rivedi davanti e sai che quel giorno dovevi cogliere la palla al balzo, dire qualcosa. Non l’hai fatto, e l’unica cosa che ti rimane è la certezza che almeno una volta, per un istante nella vita sei stato amato così, senza riserve, senza pretese. Un solo istante, come schioccare due dita. Melodrammatico.”
(Johan Harstad)

martedì 8 novembre 2011

venerdì 4 novembre 2011

Silent street



L' 1.40. Stò guidando verso casa. Anche stasera soliti locali, solite note, solite facce. Ed è bello poi, percorrere una via deserta che ti conduce al di fuori della città e potersi lasciare tutto alle spalle, almeno fino all'indomani. Osservare l'asfalto bagnato e nella luce sottile dei fanali vedere le prime foglie autunnali venirti incontro, roteanti, leggere, quasi indecise. Accendo l'ultima sigaretta della serata. Un occhiata di sbiego al pacchetto. Cavolo, ho fumato più di quanto pensassi! Dentro di me mi dico che da domani cercherò di regolarmi, ma poi sò bene che non lo farò. Ingrano la quarta poi la quinta. Inizia a piovere e la radio, sorprendentemente, trasmette una di quelle canzoni che non ti aspetteresti mai e che sembra andare a braccetto con la strada che, intanto, scivola via sotto di te. Dondolo la testa lentamente. Prima a destra poi a sinistra, a ritmo di musica. Sputo via il fumo. Un tipo in motorino mi guarda. Me ne frego. Aspiro. Di nuovo a destra e poi a sinistra. "Silent street" ed alzo ancora un pò di più il volume.




lunedì 24 ottobre 2011

This love is a strange love





This love
This love is a strange love
A faded kind of mellow
This love

This love
I think I'm gonna fall again
And ever when you held my hand
It didn't mean a thing, this love

This love
Now rehearsed we stay, love
Doesn't know it is love
This love

This love
It hasn't have to feel love
It hasn't need to be love
It hasn't mean a thing
This love

This love loves love
It's a strange love, strange love

This love
This love
This love is a strange love, strange love
I'm gonna fall again love
It doesn't mean a thing
Think I'm gonna fall again
This Love


This love
This love is a strange love
A faded kind of mellow
This love

This love
I think I'm gonna fall again
And ever when you held my hand
It didn't mean a thing, this love

This love
Now rehearsed we stay, love
Doesn't know it is love
This love

This love
It hasn't have to feel love
It hasn't need to be love
It hasn't mean a thing
This love

This love loves love
It's a strange love, strange love

This love
This love
This love is a strange love, strange love
I'm gonna fall again love
It doesn't mean a thing
Think I'm gonna fall again
This Love

(Craig Armstrong feat Liz Fraser - This love)

mercoledì 12 ottobre 2011

Mi fermo. E riparto

















(Amsterdam, Febbraio 2011)


















(Amsterdam, Febbraio 2011)























(Amsterdam, Febbraio 2011)


















(Budapest, Febbraio 2010)


















(Budapest, febbraio 2010)

lunedì 26 settembre 2011

Vent'anni a Parigi

Tutto quel francese ci piovve addosso improvviso,
nelle sere di voli pindarici e pastis a buon mercato.
Noi provinciali entusiasti
di rive gauche e dei nostri vent‟anni
segnati più che da Sartre e Baudelaire
dai capelli e dallo sguardo d'inarrivabili veneri.
Tavolini all'aperto, bistrot
e croissant per cena,
ma come erano dolci di futuro quelle notti:
scopriremo, andremo, ameremo.
Con la tenerezza degli sprovveduti
respiravamo sogni, tepori di promesse
e bastavamo a noi stessi,
artisti e letterati,
veri e sinceri come le stelle ad agosto.
Sarà stato il Louvre o il quartiere latino
a convincerci che la vita fosse solo en rose,
a illuderci di essere immortali,
a farci innamorare di tutto quello
cha saremo potuti diventare.
Ora chissà, amico mio, se fumi pipe,
se ti sei arreso e sfogli i ricordi e la malinconia,
se rimpiangi perfino tutto quel francese
che ci piovve addosso improvviso
senza che avessimo neanche un ombrello,
o un grano di consapevolezza,
per difenderci dai nostri vent'anni
che svanivano piano nell'alba parigina.
(Vent'anni a Parigi - De Mas Fabio)

domenica 4 settembre 2011

A volte mi perdo

Stamani sono uscita, a piedi scalzi, nell'erba. Un caffè tra le mani. Si poteva sentire solo il rintocco del campanile. Per il resto silenzio assoluto. Mi sono sdraiata e, per quei pochi minuti, è stato bello rendermi conto che non esisteva più nient'altro.


(The Antlers - Kettering)

lunedì 29 agosto 2011

Ultima stanza in fondo a destra

Stò pensando a come arredare questa stanza. Quello che non mancano sono i quadri. Piccoli o grandi, in bianco e nero o a colori, sopra il letto o ad incastro vicino alla finestra.. l'importante è che ci siano.
Settembre è intanto alle porte. Lo si avverte dalla leggera brezza che filtra attraverso la finestra aperta. Sono quasi le 17, e mi ritrovo sdraiata sul letto, con qualche canzone in sottofondo, il pc di fianco a me su cui appuntare pensieri vaganti e la mia maledetta sigaretta che si consuma insieme a questo sole di un'altra estate ormai al termine.
Poi, squilla il telefono. E' incredibile come puntualmente avvenga quando meno ne hai voglia. Al terzo squillo, mi decido ad alzarmi. Afferro il posacenere e lo appoggio sul davanzale con la mezza sigaretta rimasta. Ancora la Telecom. Dopo pochi secondi ringrazio ed attacco. Torno in camera. E lo sguardo finisce sul fumo della sigaretta che si disperde attraverso il vento e va a finire sul primo piano di una musicista jazz, a New York, insieme al suo sassofono. E' vero, c'è solo qualche quadro in questa stanza e, forse, qualche cicca di troppo. Ma in fondo mi piace così. In fondo, io sono questa.







sabato 27 agosto 2011

Me li bevo come un liquore, i trent'anni

Io mi divertivo ad avere trent’anni, io me li bevevo come un liquore i trent’anni. Sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatre, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perche’ sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, e non è cominciata la malinconia del declino. Perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti; se siamo atei siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perchè anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perchè abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perchè abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perchè abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se c’incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. E’ viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui scenderemo un po’ ansimanti e tuttavia freschi. Non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e avanti e meditare sulla nostra fortuna…
(Oriana Fallaci)

venerdì 12 agosto 2011

L'amore va all'aicsevor

Quel che molta gente definisce amare consiste nello scegliere una donna e sposarla. La scelgono, te lo giuro, li ho visti. Come se si potesse scegliere in amore, come se non fosse un fulmine che ti spezza le ossa e ti lascia lungo disteso in mezzo al cortile. Tu dirai che la scelgono perché-la-amano, io invece credo che avvenga tutto all’aicsevor. Beatrice non la si sceglie, Giulietta non la si sceglie. Tu non scegli la pioggia che t’inzupperà le ossa all’uscita di un concerto.
(Julio Cortàzar)


venerdì 1 luglio 2011

Un sabato notte a Venezia

Era una sera di metà giugno quando mi ritrovai a Venezia. Avevo appena finito di cenare in un ristorantino tipicamente turistico non troppo distante da piazza San Marco. Un fritto di pesce e due o tre bicchieri di prosecco. Una foto a due suonatori di cornamusa e pagai il mio conto. Un altra foto e continuai a camminare per quel paradiso affacciato sul mare. E fu così che tra uno scatto e l'altro notai un localino in una via non troppo popolata. Fuori, seduti ad alcuni tavolini, gruppi di amici in clima di festa. Passai in mezzo a loro ed entrai. Chiesi una bottiglietta d'acqua e fu in quel momento che mi accorsi di lei. Avrà avuto una settantina d'anni. Capelli corti, biondi, postura eretta ed abito elegante. In basso, appoggiato ad un gambo del tavolo, uno zaino in netto contrasto con tutto il resto. Ma quello che mi colpì di più fu il suo sguardo. Non lo alzò mai, se ne stava fisso su quel bicchiere ormai vuoto davanti a lei. Era interamente circondata da un velo di tristezza e di malinconia in continua lotta con gli schiamazzi e le risate della gente che si trovava al di fuori. Afferrai la mia bottiglietta, bevvi un sorso e tirai fuori il cellulare. Senza farmene accorgere, scattai una foto. E fotografai quella via. La via a cui conduce la vita. Chissà come mai si trovava lì da sola, quel sabato notte. Chissà a cosa stesse pensando, dove fosse diretta, che tipo di vita avesse condotto. Gli amori persi, vissuti, ritrovati. Le risposte non ci sono e in fondo nemmeno mi interessano. Sò solo che amo questi scorci di vita. E che certi volti, restano impressi. E' inevitabile. Poi mi avviai verso l'uscita, infilai la bottiglietta in borsa e aprii la porta mentre venivo lentamente risucchiata dall'aria afosa e dalle mille voci esterne. Mi voltai un'ultima volta. E così, arrivederci. Arrivederci, solitaria e affascinante signora trai canali veneti.

















(Venezia, 11 Giugno 2011)

martedì 28 giugno 2011

Un trailer che basta

Adesso, musica

Quale antenato parla in me? Io non posso vivere contemporaneamente nella mia testa e nel mio corpo. Per questo non riesco ad essere una sola persona. Sono capace di sentirmi un’infinità di cose contemporaneamente. Il male del nostro tempo è che non ci sono più i grandi maestri. La strada del nostro cuore è coperta d’ombra. Bisogna ascoltare le voci che sembrano inutili, bisogna che nei cervelli occupati dalle lunghe tubature delle fogne, dai muri, dalle scuole, dall’asfalto e dalle pratiche assistenziali entri il ronzio degli insetti. Bisogna riempire gli orecchi, gli occhi di tutti noi di cose che siano all’inizio di un grande sogno. Qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi, non importa se poi non le costruiremo. Bisogna alimentare il desiderio, dobbiamo tirare l’anima da tutte le parti come se fosse un lenzuolo dilatabile all’infinito. Se volete che il mondo vada avanti, dobbiamo tenerci per mano. Ci dobbiamo mescolare i cosiddetti “sani” e i cosiddetti “ammalati”. Hei voi sani, che cosa significa la vostra salute? Tutti gli occhi dell’umanità stanno guardando il burrone dove stiamo tutti precipitando. La libertà non ci serve, se voi non avete il coraggio di guardarci in faccia, di mangiare con noi, di bere con noi, di dormire con noi. Sono proprio i cosiddetti sani che hanno portato il mondo sull’orlo della catastrofe. Uomo, ascolta! In te acqua, fuoco e poi la cenere e le ossa dentro la cenere, le ossa e la cenere. Dove sono? Quando non sono nella realtà e neanche nella mia immaginazione? Faccio un patto col mondo: che ci sia il sole di notte indebiti d’agosto. Le case grandi finiscono, sono quelle piccole che durano. La società deve tornare unita, e non così frammentata, basterebbe osservare la natura per capire che la vita è semplice e che bisogna tornare al punto di prima, in quel punto dove voi avete imboccato la strada sbagliata. Bisogna tornare alle basi principali della vita, senza sporcare l’acqua. Che razza di mondo è questo se è un pazzo che vi dice che dovete vergognarvi? Adesso, musica!
(Nostalghia - Tarkovskij)

mercoledì 22 giugno 2011

Oasi nel mare ionico dei passi

Stanotte il latrare dei cani
Attraversa lampioni sospesi
E raggiunge il silenzio.

Non c’è nessuno lungo la strada ...
Solo questo latrare insistente
Di pensieri randagi che sale
Tra nebbie notturne
E stanze vuote.

Immagino giardini d’agrumi
E oasi nel mare ionico dei passi.

Volesse il vento aprire il cielo
E raccontare le stelle
Mentre tu, fanciulla bretone
Volo di gabbiano
Odalisca di Matisse
Raccogli sogni innocenti.
(Pensieri randagi - Giovenale Nino Sassi)

giovedì 9 giugno 2011

Γνῶθι σεαυτόν

Siamo ignoti a noi medesimi, noi uomini della conoscenza, noi stessi a noi stessi: è questo un fatto che ha le sue buone ragioni. Non abbiamo mai cercato noi stessi – come potrebbe mai accadere che ci si possa, un bel giorno trovare? Non a torto è stato detto:«Dove è il vostro tesoro, là è anche il vostro cuore»; il nostro tesoro è là dove sono gli alveari della nostra conoscenza. A questo scopo siamo sempre in cammino, come animali alati per costituzione, come raccoglitori di miele dello spirito, e soltanto un’unica cosa ci sta veramente a cuore – «portare a casa» qualcosa. Del resto, per quanto riguarda la vita, le cosiddette «esperienze» – chi di noi ha anche soltanto una sufficiente serietà per queste cose?
[Incipit della prefazione de "Genealogia della morale" - Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844 – 1900)]

venerdì 3 giugno 2011

E navigo a vela dentro i colori






















Mark Rothko, “Untitled Red”, (1964).























Mark Rothko, “Orange, Tan and Purple”, (1954).






















Mark Rothko, “Untitled”, (1969).

martedì 24 maggio 2011

When the night comes

Amo i lunedì, il freddo piuttosto che il caldo, e la notte. Soprattutto, la notte. Quando rientri in casa dopo una serata come tante con amici, e sai che tra poco ti ritroverai tra quelle pareti che raccontano di te, tra quelle lenzuola che hai condiviso con qualcuno che adesso non c'è più. E ti viene da sorridere. Quando avvicinandoti al portone, senti da lontano i passi di qualcuno che torna. E, ti domandi di quale umore sarà, chissà se più sereno di te oppure no. La notte che racconta ancora di più la solitudine, la disperazione di chi si ritrova solo e si accompagna a qualche bicchiere di troppo nel bar di un paesino sconosciuto così come di una grande metropoli. Di chi si prende un pò di tempo per sè lungo una via deserta e si siede a fumarsi l'ultima sigaretta. E di chi è insonne, e trova l'ispirazione. La notte che si scioglie in un abbraccio, in un bacio o nelle note di una canzone lungo l'autostrada del ritorno. La parte terminante e più malinconica, che conduce con sè i personaggi più stravaganti. Come mi disse qualcuno un giorno: "le persone più interessanti si incontrano quasi sempre dopo le due di notte". E così, voglio brindare. Voglio brindare alle mille sfaccettature della luna, alle luci sfocate dei lampioni e agli infiniti dirigibili di questi umori notturni.




When the night comes
And you lay your weary head to rest
No more trials, no more tests
When the night comes

When the night comes
You don't have to be afraid
Of any choice you made
When the night comes

Don't be afraid
You're only dreaming... (repeat)

When the night comes
The headlines read
Whatever's in your dreams
When the night comes

When the night comes
And you lay by the one you love
The one who knows you and the things you do
When the night comes

Don't be afraid
You're only dreaming... (repeat)

When the night comes... (repeat)
(When the night comes - Dan Auerbach)

lunedì 9 maggio 2011

Pearl jam e ancora un'altra birra grazie

Sono le 19, il sole tramonta, il vento si alza ed io mi trovo lungo il marciapiede di una strada qualunque nel pieno centro della metropoli. Mi sistemo il ciuffo leggermente storto, stringo un po' piu' la sciarpa intorno al collo e mi guardo intorno. Sulla sinistra, un pub in legno, in classico stile irlandese, musica leggera e qualche schiamazzo. Entro ed osservo. Sulla destra una coppia, in classico "punto d'arrivo", penso. Lui, che si guarda intorno. Incrocia anche il mio sguardo. Lei, seria, totalmente assente, braccia conserte mentre con la bocca gioca con la cannuccia del suo cocktail. Silenzio, neanche una parola. Neanche uno strascico di complicità. Poco più avanti, intanto, un gruppo di uomini attempati stà discutendo di calcio con qualche breve parentesi al femminile. Tette e culi alternati al calcio di rigore di non capisco bene chi. Vado avanti, e decido di sedermi sull'ultimo sgabello lungo il bancone, quello più in disparte. Oggi niente discorsi. Non è stata una delle giornate migliori ed ho voglia di gustarmi il contorno, senza troppe spiegazioni. Ordino una birra, facendomi consigliare direttamente dal barista. Una cosa che mi è sempre piaciuta è sperimentare in base alle tradizioni dei luoghi in cui mi trovo. Intanto, a scaglioni, inizia ad entrare un gruppo di uomini di varia età, con giacca ed immancabile valigetta. Uno di loro, il più giovane, si avvicina e mi saluta. Lo guardo, giu' il primo sorso e sfoggio il sorriso più forzato. "Come va'?". Il sorriso sparisce e lascia spazio alla risposta più concisa. Evidentemente senza risultato. Il tipo tira indietro lo sgabello e si siede di fianco a me. Prosegue con qualche domanda. Terzo, quarto e quinto sorso vengono da sè. Poi si allenta il colletto della camicia, si sfila la giacca e, lentamente, estrae dalla 24 ore il suo ipod. Mi chiede se mi piacciono i Pearl-jam, spiegandomi che, a suo parere, sono la terapia ideale per giornate "no" come quella. Alzo, così, lo sguardo dal mio bicchiere e lo guardo in faccia forse per la prima volta da quando si è seduto. Ci sorridiamo, infilo una cuffia, lui quell'altra, "Yellow Ledbetter" e un'altra birra. Si, sempre la solita. Grazie.

giovedì 14 aprile 2011

Let us be in love tonight



"Let us be in love
(let us be in love)
Let’s do old and grey
(let’s do old and grey)
I won’t make you cry
(I won’t make you cry)
I will never stray
(I will never stray)
I will do my part
(I will do my part)
Let us be in love tonight"
(The Killers - White demon love song)

martedì 12 aprile 2011

La vita in un incontro

Camminavo in un prato, c'erano fiori ovunque, la punta delle dita scorreva piano su alcuni di essi. Il sole, intanto, scendeva caldo, pieno, incandescente, disperdendosi in striature arancio lunghe tutto il cielo. Così, mi sono sdraiata. L'erba mi ricopriva. Mi sono accesa una sigaretta, e ho iniziato ad osservare il fumo che usciva lento, e si disperdeva dalla mia bocca. Due farfalle, quasi eteree, si rincorrevano e si allontanavano per poi ritrovarsi lì, di fianco a me, all'interno di quel vapore denso. Ed è in quel momento che ho pensato a quanto sia bello l'andare di pari passo con qualcuno e di quanto basti terribilmente poco per voltarsi e ritrovarsi all'improvviso da capo. Precarietà. Ogni cosa è precaria, del resto. Specie ai giorni nostri. Altre volte puo' trattarsi di mancanza di tempismo, di una discordanza di coincidenze, chissà. Resta il fatto che non ho potuto non ripensare ad una frase di uno dei più bei film degli ultimi tempi, "2046":
"Nella vita il vero amore si può mancare, se lo si incontra troppo presto o troppo tardi. Ho amato una donna ma lei mi ha lasciato, sono andato a cercarla lì, nel 2046.. ma non l'ho trovata."
La vita è un incontro. Di idee, di mani, di battiti. Ci si può perdere, a volte ritrovare, altre volte no.. ma è da questo bizzarro incrocio che inizia la magia. Una magia che, se si è fortunati, puo' ricoprire anche una vita intera. Davvero fortunati.



(2046 - Wong Kar Wai)

domenica 13 marzo 2011

In my darkest night I will be on my own

Certe canzoni, certi testi, li ascolteresti continuamente. Ti entrano dentro e, non c'è niente da fare, iniziano a rappresentare momenti della tua vita. Li ascolteresti in macchina, in metropolitana, nell'mp3 mentre sei in coda ad un semaforo, sul treno con la testa appoggiata al finestrino e lo sguardo lontano. Li ascolteresti prima di dormire, anzi quasi quasi lasceresti inserito il repeat per addormentarti con quel sottofondo e poterti, così, svegliare la mattina cullato da quella stessa melodia. Ci sono testi che è come se ti capissero, come se in un certo senso ti strappassero le parole di bocca, parole che vorresti gridare ad un lui, ad una lei, ad una giornata storta, ad emozioni soffocate, alla pioggia che cade e ad un vento che sbatte un pò troppo forte contro le persiane della finestra. Così in questa domenica uggiosa, Big Chair e buone emozioni a tutti: da ricordare, da rimpiangere, da vivere. Ma pur sempre emozioni.



Now you know that I heart everything about you
And that's why it's quite hard to get through this alone

You're the only one I can talk to about it
In my darkest night I will be on my own

These walls that we climb are hard to recognize
They fall when I say your name

Here we go
Fast and slow
On the big chair

But we don't know
Where we're going
On the big chair

Don't you know it's hard, quite, in the time of confusion
To tell you that I love you

You see it could have been me instead of you
It could have been me if I wanted to
But it wasn't
So we'll have to face the truth

These walls that we climb are hard to recognize
They fall when I say your name

Here we go
Fast and slow
On the big chair

But we don't know
Where we're going
On the big chair

Time to pull the shutters down
Breakin' clouds don't make a sound?

Here we go
Fast and slow
On the big chair

But we don't know
Where we're going
On the big chair

(Big Chair - Travis)

venerdì 11 marzo 2011

Tra numeri, battiti, e aereoporti

Se mi stacco da te, mi strappo tutto: ma il mio meglio(o il mio peggio) ti rimane attaccato, appiccicoso, come un miele, una colla, un olio denso:
ritorno in me, quando ritorno in te: (e mi ritrovo i pollici e i polmoni):
tra poco atterro a Madrid: (in coda qui all’aereo, selezionati miei connazionali,
gente d’affari, dicono numeri e numeri, mentre bevono e fumano, eccitati,
agitatamente ridendo): vivo ancora per te, se vivo ancora:
(Edoardo Sanguineti)


domenica 27 febbraio 2011

Guarda cos'è il destino

"E una domenica ti incontrai per caso
e mi scoppiò un indescrivibile
piacere di conoscerti…
guarda cos’è il Destino"
(Franco Battiato)

martedì 22 febbraio 2011

.. che se la ride di tutto quanto

Non finirà mai, non ci saranno
soccorsi nè pietà nè cose vive,
andrà tutto avanti, inutilmente, percorso
di menzogne e vecchie abitudini,
continuerò così, vita di un corpo
senza testa, rifacendo sempre lo stesso
cammino, ripetendo gli stessi trucchi,
sognando sogni già sognati,
come in una montagna deserta,
nonostante miliardi di esseri
non ci sarà un solo vero uomo,
soltanto eterni rifiuti, e saranno veri
soltanto gli animali, soli depositari
di grazie e puro spirito, saranno loro gli ultimi, gli autentici,
gli onesti, brace e significato
profondo, il lupo avrà cuore
e la pantera polmoni
e l’aquila occhi, e l’ultima
guerra sarà un uomo seduto su una
sedia, che se la ride di
tutto quanto.
(Ah- Charles Bukowski)






















(Ren Hui Yoong)

domenica 20 febbraio 2011

Noi, lì

Piove. E penso a noi. A quella sera, al nostro mondo parallelo di una notte, alle tue mani e al tuo farmi roteare come in una danza in mezzo ad una strada innevata per poi ritrovarci l'uno di fronte all'altra, sorridenti, dentro la nostra estate d'inverno.

mercoledì 9 febbraio 2011

Luoghi non luoghi

Amo le metropolitane così come le stazioni e gli aereoporti. Le persone più taglienti si incontrano proprio in questi posti fugaci. C'era un giovane ragazzo, solo con il suo cane, la notte del 31 Dicembre a Kings Cross. Suonava "Stand by me", tutta a modo suo. Ero sulle scale mobili e più salivo, più lo osservavo allontanarsi e più pensavo che lì, in quella stazione, non c'era persona più libera di lui. Libera da ogni conformismo, da ogni regola, da ogni aspettativa di una serata qualunque.
Mi sono sempre piaciuti questi luoghi non luoghi. Del resto non mi è mai capitato di salire su una metro e di non perdermi in qualcuno. Come quella ragazza indonesiana che si è seduta davanti a me la mattina del 1 Gennaio. Erano le 11 circa ed ero diretta a Portobello, mentre lei rientrava da chissà quale serata. Indossava un paio di sandali alti, un lungo vestito turchese, ed era di una bellezza travolgente in quel sorriso che la ricopriva. Accanto a lei, invece, un ragazzo ancora in abito da lavoro avvolto nel suo sonno. Oppure, ricordo con piacere quel violinista Ungherese vestito da cow-boy, che ogni giorno incrociavo alla solita fermata, e che regalava un inchino ad ogni signora.
Amo questi posti perchè c'è sempre un'occasione in cui rispecchiarsi. C'è chi sorride, chi è indifferente, chi ha perso ogni speranza, chi è di fretta e chi indossa le cuffie e si estranea per un momento. Chi legge, chi ha con sé la sua chitarra e chi, come te, incrocia il tuo sguardo con la stessa curiosità che ti accompagna. E, allora sorridi, ti rilassi, e pensi che in fondo la vita è bella proprio per queste piccolezze.


domenica 6 febbraio 2011

Come raggi di sole dalla finestra di una galera

Mi sono persa, tra vie che non conosco e a cui mi hai condotto tu per mano; ho lasciato che le emozioni mi piombassero addosso e, questa volta, me le sono vissute fino in fondo, perchè la vita è una sola e persone come te è difficile lasciarle andare come incontrarle.
Non è facile addomesticarci e lo sappiamo bene; del resto siamo fatti della solita fottuta pasta e per questo ci porteremo dentro, per questo continuerò a viaggiare e ogni posto mi ricorderà di noi, e non potrò fare a meno di pensare che se tu fossi lì, insieme a me, ti emozioneresti esattamente delle stesse cose, noteresti le stesse pieghe invisibili di una realtà che invece passa inosservata al più della gente.
Tu non lo sai, ma porto ancora con me i brividi di quella notte, me li sono cuciti addosso come un abito, li sento pesanti dietro il collo, li sento scendere fino alla pancia, mi tengono al riparo ma so anche che non si ripeteranno. E' una guerra continua questo volersi vivere e il sapere di non poterlo fare. E' una guerra in cui mi sento schierata già dalla parte del perdente. E' una guerra senza nè tregua, nè vittoria, che mi sommerge di fronte a questo cielo terso, su questo treno che giunge a te per l'ennesima volta, non sapendo mai se sarà anche l'ultima.
Con te mi sono sentita sole, isola deserta, tempesta, vento avvolgente, adrenalina, raggi di sole dalla finestra di una galera. E, adesso, posso sentire questi brividi quasi evaporare, salire in alto per poi trasformarsi in pioggia metallica che tornerà a scivolare di fianco a me, lungo le crepe di questo finestrino.

martedì 1 febbraio 2011

Under the skin
















Incastri perfetti di rami illuminati.
Fughe di sensazioni sotto pelle.

venerdì 28 gennaio 2011

That drawing on your face

Era una mattina di fine giugno, se ricordo bene. Camminavamo per queste stesse strade vissute, l'uno di fianco all'altra, senza sfiorarci, solo parlando. Tu delle tue infinite preoccupazioni ed io, come al mio solito, che cercavo di alleviare i tuoi pensieri.
L'aria era afosa e la zona deserta, ma da qualche parte, in qualche via poco distante, si sentiva risuonare "Stay" di Jackson Browne.
Così all'improvviso, canticchiando, ti sei voltato e senza dire niente mi hai sorriso.
E la mia estate ha avuto inizio proprio da lì.
Da quel disegno perfetto sul tuo viso.


(Jackson Browne - Stay)

mercoledì 19 gennaio 2011

Am I underground or am I in between?




Lucy's underground
She's got a mouth to feed
Am I underground
Or am I in between

Lucy's underground
She's got a mouth to feed
Am I underground
Or am I in too deep

Show me love
Who's got your hand on the button of
Showin' love
You've got your hand on the button of

Lucy's underground
She's never coming back
Am I still alive
Or has the life gone bad

Take me underground
Take me all the way
And bring me to the fire
Throw me into the flames

So show me love
Who's got your hand on the button of
Showin' love
You've got your hand on the button of

I would rather die
I would rather die
Than to be with you
(Phantogram - When I'm small)

martedì 18 gennaio 2011

Si consuma piano l'ultima sigaretta

Le luci dei lampioni sono opache a causa della nebbia e la neve scende lenta ma sempre più fitta. Tra queste dita e queste unghie colorate di rosso si consuma piano l'ultima sigaretta e nella mente l'ultimo bagliore di un qualcosa che è stato ma che svanirà di pari passo con questi fiocchi.

lunedì 17 gennaio 2011

Sei di sera, occhi lucenti appoggiati ad una sponda del Thames

E' la prima volta che vengo in una metropoli per conto mio. Sono eccitata. Mi sento come quando a quattordici anni, d'estate, prendevo il treno e andavo a Venezia da sola, per passare il pomeriggio in giro per calli e negozi, curiosa del movimento che sentivo intorno, diverso dalla quiete noiosa della mia città.
Ho vent'anni e non soffro ancora d'ansia. Anzi. Posso viaggiare fino a Napoli in autostop o dormire tutta la notte sul pavimento di un treno senza stancarmi e senza sentirmi mai fuori posto.
Sono a disagio solo con i conoscenti, mai con gli sconosciuti. Deve essere questa la gioventù.(..)
Dopo quattro giorni a Londra ho già trovato casa e lavoro, ora voglio usare il tempo che mi rimane prima di iniziare a lavorare per conoscere la città.
Comincio dai musei, così belli che mi fanno piangere. Una sera, all'uscita della Tate Gallery, scrivo una poesia intitolata: "Sei di sera, occhi lucenti appoggiati ad una sponda del Thames". La bellezza di Londra è struggente. Vago per le strade affamata di gallerie, teatri, negozi, bramosa di integrarmi il più in fretta possibile. Ecco cosa mi mancava a Verona, ecco come voglio vivere: senza nessuno che mi conosca e con tanti cinema tra cui scegliere, quartieri da scoprire, parchi, locali, persone di ogni parte del mondo da conoscere.
(Daria Bignardi - Un karma pesante)

















(Londra 2010-2011)

venerdì 7 gennaio 2011

Tre giorni come farfalle

Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo appena tre giorni d'estate, tre giorni così con te li colmerei di tali delizie che cinquant'anni comuni non potrebbero mai contenere.
(John Keats)

mercoledì 5 gennaio 2011

E tutto si veste di bianco. Anche i pensieri

Proseguo, tra bocche parlanti e occhi curiosi, per queste strade ricche di facce, di qualche albero ormai spoglio, di riflessi di un sole appena acceso e di piccoli oggetti in vendita. Cammino, assaporando la libertà e i fiocchi di neve che intanto scendono lenti ma costanti, vestendo di bianco ogni particolare. Vestendo di bianco le vie percorse dai miei pensieri che giungono fino a te, alle sere antiche e alla musica lontana.