mercoledì 11 dicembre 2013

Bird girls can fly


I am a bird girl now
I've got my heart
Here in my hands now
I've been searching
For my wings some time
I'm gonna be born
Into soon the sky
'Cause I'm a bird girl
And the bird girls go to heaven
I'm a bird girl
And the bird girls can fly
Bird girls can fly


martedì 3 dicembre 2013

Destini


At the Airport by Hernán Piñera

domenica 29 settembre 2013

Che c'è di più fondamentale?

Quattro miliardi di uomini su questa terra,
ma la mia immaginazione è uguale a prima.
Se la cava male con i grandi numeri.
Continua a commuoverla la singolarità.

Wislawa Szymborska

martedì 3 settembre 2013

Record shop in London




(Interior of a record shop on Charing Cross Road, London, 1964)

giovedì 29 agosto 2013

So let's ride and ride and ride and ride



Gambe poco abbronzate distese sul cruscotto.

Scarpe da ginnastica.
Un paio di converse, allacciate alla mia maniera, consumate e un po' sbiadite. Decisamente poco eleganti ma tremendamente adatte.

Un soffice vento di metà settembre, fresco e speranzoso, penetra all'interno dell'abitacolo e suscita sensazioni assopite da questo caldo soffocante.

Un ciuffo di capelli schiariti dal sole sventola ripetutamente sopra il grande occhiale anni Sessanta, ma decido di lasciarlo fare, quasi mi rilassa.

Di fronte a me solo un'autostrada mattutina umida e deserta.
Tratti di strada che si schiudono sotto gli pneumatici di questa macchina decisa.
Corsie lunghe, scorrevoli, lineari che accompagnano i miei pensieri verso una destinazione sconosciuta.

Una sbirciata al di là del finestrino aperto a metà.
Una serie di orizzonti a portata di mano.

Accendo la mia consueta Marlboro light.
Aspiro fumo e aria. Insieme, ma con distinzione.
Giro la manovella del volume. Alzo leggermente.
Ho bisogno di un solo fedele compagno durante questo viaggio: un po' di buona musica che riassuma al meglio tutto quanto.

Non mi interessa molto di chi ci sia seduto al volante.
Ciò che conta è solo questo viaggio attraverso i bassifondi di un'anima senza sosta.

E poi, magari, un altro, un altro e un altro ancora...




"Io sono il viaggiatore e viaggio e viaggio,
viaggio attraverso i bassifondi delle città,
vedo le stelle venir fuori dal cielo,
yeah il cielo splendente e vuoto,
sai, sembra così bello stanotte,

io sono il viaggiatore,
io stò sotto il vetro,
guardo attraverso la mia finestra così lucente,
vedo le stelle venir fuori stanotte
vedo il cielo splendente e vuoto
sui bassifondi squarciati della città,
e tutto è così bello stanotte
cantando la la la...

entra nell'auto,
noi saremo il viaggiatore,
viaggeremo attraverso la città stanotte,
vedremo i bassifondi squarciati della città,
vedremo il cielo splendente e vuoto,
vedremo le stelle che brillano così splendenti,
stelle fatte per noi stanotte.

oh il viaggiatore,
come viaggia?
oh il viaggiatore
e lui viaggia e viaggia.
guarda attraverso le sue finestre,
che cosa vede?
vede il cielo segnato e vuoto,
vede le stelle venir fuori dal cielo,
vede l'oceano un viaggio sinuoso,
e tutto è stato fatto per te e me stanotte,
tutto questo è stato fatto per te e me,
perchè questo appartiene solo a te e me
allora facciamo un viaggio e vediamo cosa è mio,
cantando la la la...

oh il viaggiatore,
viaggia e viaggia,
vede cose da sotto il vetro,
vede cose dlla sua parte di finestra,
vede le cose che sa che sono sue,
vede il cielo splendente e vuoto,
vede la città dormire di notte,
vede le stelle che sono fuori stanotte
e tutto questo è tuo e mio
e tutto questo è tuo e mio
allora facciamo un viaggio e un altro e un altro
cantando la la la..."

(Iggy Pop - The Passenger)







martedì 2 luglio 2013

Ci sentiamo. ci vediamo. ci troviamo. una sera. o quella dopo. o.



"Ci son le persone che diventano un ricordo e ci son le persone che diventano un filtro. E le persone che diventano un filtro le avverti sottopelle quando senti parlare di cose che ti han svelato loro, quando muovi il braccio in un certo modo, quando odi qualcosa per le loro ragioni. Quando ami qualcosa per le loro ragioni. Quando la realtà passa attraverso i tuoi occhi in un modo che hai preso in prestito da loro, per non ridarglielo mai più."

lunedì 24 giugno 2013

Cocktail a mezzogiorno



E poi c'è chi non sa gustarsi neanche mezz'ora seduto al tavolino.

Vedi queste madri ansiose, smaniose, quasi frenetiche, che ti guardano male ogni volta che passi vicino al loro tavolo, che si alzano e pretendono chissà cosa per il loro pargoletto, non notando che prima di loro si sono sedute altre venti persone e, probabilmente, c'è un turno da rispettare.

E poi ci sono loro.
Una categoria a parte.
Completamente nel suo mondo.
Più rilassata e distesa.
I mariti.
Loro, che tra un piantino e l'altro del figlio (e della moglie), mentre si abbandonano a consensi forzati ad ogni futile osservazione della compagna, riescono a trovare anche il tempo di distribuire sguardi ammiccanti qua e là.

E io, mentre preparo l'ennesimo cocktail per chi forse vuole dimenticare, pigio play al mio CD preferito, me la rido e penso a quanto sono felice di esserne fuori.

lunedì 10 giugno 2013

Votarsi all'inquietudine


Poiché non scorgevo in tutta la terra alcun posto che mi convenisse, decisi allegramente che non mi sarei fermata in nessun posto.
Mi votai all’Inquietudine.

(Simone de Beauvoir - Memorie di una ragazza perbene)

La luna c'era


(..)

poi quando lei si girò nel sonno
mi abbracciava
e un po’ era sveglia
o forse solo sognava
e un po’ mi sorrideva

e la luna c’era
ma i grilli continuavano a cantare che non c’era
ma era lo stesso
per me era lo stesso
quei grilli ci sapevano fare

e c’era la luna
ed era notte
e meraviglia, ragazzi, meraviglia.
(Guido Catalano - La luna c'era)

Mentre dorme il pescecane


e adesso dovrò dirle che sono uno così, che mi piacciono tutte le donne e nessuna, che i viaggi sono la mia vita e non stare fermo in un posto, che sono uno fatto per vivere da solo.

Invece con te ero a mio agio, mi facevi compagnia. Sei dentro di me e posso portarti ovunque. Non ti ho mai parlato per convincerti di qualcosa e non lo voglio fare adesso. Ti parlavo per il piacere di parlarti e così ti ascoltavo. C’eravamo trovati. Credo sia questo l’amore e non dico a vanvera. Solo che non so cosa devo fare. Quello che ho studiato tutta la vita, le avventure, i rischi, le donne, non bastano a chiarirmi le idee: cioè se ti devo portare via o no.

(Mentre dorme il pescecane - Milena Agus)

martedì 28 maggio 2013

lunedì 6 maggio 2013

Romantic details

La stanza era minimale quasi spoglia. In un angolo un televisore acceso, un modello vecchio perfino gracchiante.
Di fronte alla cucina un divano in pelle verde scura. E un'enorme finestra. La mia parte preferita. Da lì entrava luce e vita, ma anche il riflesso della pioggia argentea nelle notti invernali più intense.
Sul tavolino in vetro una tazza di caffè amaro ancora fumante e qualcuno dei suoi vinili 33 giri preferiti dalle copertine consumate e un po' sbiadite.
La sua camicia bianca appoggiata sulla sedia, mentre la radio trasmetteva "Come rain or come shine" di Billie Holiday. E tra quelle note avvolgenti ed estranianti ricordo ancora la sua testa sulla mia pancia che seguiva il ritmo accelerato del mio respiro. Non mi muovevo, me ne restavo totalmente immobile per la paura di interrompere l'attimo. Quell'attimo che, inutile dirlo, spazzava via ogni dettaglio.



mercoledì 1 maggio 2013

Attimo privilegiato




Ugo Mulas. Signora Scull, New York 1964.

Mulas ha scritto: “ciò che veramente importa non è tanto l’attimo privilegiato, quanto individuare una propria realtà; dopo di che, tutti gli attimi si equivalgono”.

lunedì 29 aprile 2013

La ballata di Lucy Jordan


All’età di 37 anni
si rese conto che non sarebbe mai
passata per Parigi
in un’auto sportiva
col vento tiepido che le soffiava tra i capelli.

(Shel Silverstein)

martedì 19 marzo 2013

Meglio berci su

C'è un piccolo bar, un po' squallido ma dall'aria quasi metropolitana, all'angolo vicino al centro. Ci vado perchè non c'è quasi mai nessuno ed ha quel tipo di sgabelli come piace a me: in acciaio, alti, posti lungo una sorta di piano, in legno scuro, che percorre l'intera vetrata e che si affaccia sulla via di fronte. Mi siedo sempre lì: adoro guardare fuori, vedere chi se ne va a lavoro, chi torna a casa con qualche busta della spesa, chi corre a pagare il biglietto per un parcheggio magari di solo qualche minuto.
Non ci sono occhi indiscreti in quel piccolo bar. Del resto in una cittadina, dove tutti ci conosciamo, devi rifugiarti nei posti meno frequentati per poter fare quello che vuoi senza essere più di tanto osservato o "disturbato".
Il proprietario è il classico pasticcere dall'aria simpatica e amichevole, con qualche chilo di troppo e un accento vagamente romano. Mi piace perchè sorride. Sorride sempre. A chiunque, senza distinzione.

E' una mattina come tante, piovosa e umida anzi umidissima, sorseggio il mio solito caffè bollente che oramai mi viene preparato senza bisogno che chieda niente. Basta un mezzo sorriso appena entro.
Sfilo dalla borsa il quaderno in cui, ogni tanto, mi diverto ad appuntare cose di ogni genere, e decido di approfittare di quell'ora libera per cercare nel volto o anche nella camminata di qualche passante la fonte di ispirazione per buttare giù qualche riga.
Quando, all'improvviso, la voce soave di Ella Fitzgerald che, fino a quel momento aveva cullato i miei pensieri e accompagnato la mia penna, viene bruscamente sostituita da un acuto di Tiziano Ferro in "Rosso Relativo", canzone che fin dagli esordi non sono proprio mai riuscita a mandar giù.
Mi giro di scatto per capire cosa sia successo, e solo a quel punto mi accorgo dell'arrivo del nipote del proprietario: un ragazzotto sui sedici anni piuttosto in carne, con qualche brufolo qua e là, un taglio di capelli decisamente o meglio tremendamente all'ultima moda, e con più colori indosso lui di tutti i carri di prima e di seconda categoria che hanno preso parte alla sfilata di Carnevale. Ma il momento più bello è quando, non ancora soddisfatto della coraggiosa scelta musicale, inizia ad improvvisare con fare del tutto disinvolto e convinto una sorta di break dance delle braccia.
Rotto ormai l'incantesimo, sorridendo con lo zio di quel soggetto così bizzarro, opto per riporre il quaderno dentro la borsa e per dirigermi verso il bancone dove, completamente assorbita da tanta vitalità, decido di ordinare un bel negroni.
Meglio berci su, mi dico.

venerdì 25 gennaio 2013

I waited for something/ and something died/ so I waited for nothing/ and nothing arrived






Savanna scatters and the seabird sings
So why should we fear what travel brings?
What were we hoping to get out of this?
Some kind of momentary bliss?

I waited for Something, and Something died
So I waited for Nothing, and Nothing arrived
It's our dearest ally, it's our closest friend
It's our darkest blackout, it's our final end

My dear sweet Nothing, let's start a new
From here all in is just me and you
I waited for Something and Something died
So I waited for Nothing, and Nothing arrived

Well I guess it's over, I guess it's begun
It's a losers' table, but we've already won
It's a funny battle, it's a constant game
I guess I was busy when Nothing came

I guess I was busy (when Nothing arrived)
I guess I was busy (when Nothing arrived)
I guess I was busy (when Nothing arrived)
I guess I was busy (when Nothing arrived)
I guess I was busy (when Nothing arrived)

I waited for Something and Something died
So I waited for Nothing, and Nothing arrived
I waited for Something and Something died
So I waited for Nothing, and Nothing arrived

(Villagers - Nothing arrived)

domenica 13 gennaio 2013

Lì c'è una Chevy del '36, dietro c'è posto. Si parte.


Sono quasi le 13. Ho appena tirato fuori qualcosa dal freezer e intanto che aspetto, sto bevendo il secondo caffè in questo straordinario quanto imponente appartamento, sul lungarno, nel pieno centro di Pisa. Purtroppo dalle finestre non si riesce a scorgere il fiume, ma poco importa quando ogni centimetro di ogni parete è ricoperto da vecchie librerie. Ho i romanzi di Kafka sulla sinistra, Victor Hugo dall'altra parte insieme a Stendhal, Flaubert, Rimbaud, Proust e Cèline. Virginia Woolf invece è proprio davanti a me. E chissà quanti altri scrittori non sono ancora riuscita a scovare! Poi c'è la libreria dedicata esclusivamente alla musica classica, gli infiniti cd si alternano alle biografie dei compositori, alcuni dei quali li sto scoprendo proprio attraverso questo soggiorno.
Amo quest'atmosfera, questa ricchezza di pagine, di parole e di pensiero.
Anche in bagno ci sono libri, tra cui quello che sto leggendo proprio in questi giorni. Una guida alla Beat Generation in cui si afferma che "On the road" oltre che il più famoso sia, anche, il libro più brutto di Jack Kerouac. Ognuno pensi quello che vuole, ma quello che più mi ha colpito è stata sicuramente una della frasi iniziali di questo resoconto sugli anni cinquanta:
"Lì c'è una Chevy del '36 con il motore acceso. Jack e Neal stanno parlando e parlando, dietro c'è posto. Si parte."

I temi del viaggio, del fuggire dalla quotidianità e dalle convenzioni, della ribellione e della libertà, d'altronde si sa, sono stati i capisaldi di quel movimento. I beat sono degli incalliti sognatori, spesso sregolati. Passano le loro notti a bere Tokaj Royal Chalica e ad ascoltare Charlie Parker e Thelonious Monk al club Red Drum.
La storia tra Jack e Neal colpisce perfino un musicista di Pomona. Tom Waits dedica, infatti, ai due amici per la pelle una ballata che è un monumento ai due. Narra di viaggi sotto le stelle e di vecchie automobili del '55 che stentano ad arrivare a destinazione. Racconta di essere nato su un taxi in corsa dalle parti di Pomona. Anche Neal sostiene di essere venuto al mondo su una macchina diretta a Los Angeles. Non meraviglia allora che Waits sia riuscito a saltare sulla macchina di Jack e Neal.
La canzone in questione si intitola ovviamente "Jack & Neal" ed è nell'album "Foreign Affairs".

Il mio pranzo intanto si è scongelato e non c'è niente di più piacevole che cucinare con un po' di buona musica in sottofondo. Buon appetito e buon ascolto.



lunedì 7 gennaio 2013

Strangely


All’improvviso mi trovai un amico. Sì, sì, si figuri che in genere non sono portato a legare con le persone, ho una dannata stranezza: faccio fatica ad avvicinarmi alla gente, sono schivo, diffidente. E, s’immagini, con tutto ciò immancabilmente riesce a far breccia nel mio animo qualche tipo imprevisto e inaspettato, che a vederlo non gli si darebbe un soldo, e proprio lui mi piace più di tutti.

(Michail Bulgakov, Il maestro e Margherita)