martedì 17 aprile 2012

Effetti del fuori città

E' ormai da qualche mese che ho lasciato la città (se così si può definire Viareggio) e mi sono trasferita in un paesino di campagna non troppo grande. Anzi, oserei dire decisamente minuscolo.
Resto poco in casa, ma il lunedì essendo il mio giorno libero, non mi schiodo di qui. E così, cane al guinzaglio, in genere ne approfitto per esplorare un po' quello che mi circonda. Mi piace farlo. Sono sempre stata una curiosa, del resto.

Camminando per le vie, trovo solo case, campi, mucche, viti, un ragazzo con il passeggino e poi di nuovo case. Alcune rustiche, altre più vecchie, altre evidentemente restaurate. La maggior parte con il proprio orticello curato, qualche finestra illuminata e la bellezza del silenzio, intervallato solo a tratti dal suono di qualche uccello che sfiora veloce il torrente.

C'è poi la chiesa, che domina imponente su quello che dovrebbe essere il "centro" del paese, e che ha un metodo tutto suo di segnalare il passare dei minuti. I primi giorni per una che ha il sonno leggero come me, è stata dura continuare a dormire poi ti abitui, e quasi ti manca se, per qualche motivo, non riesci a sentirlo quel rintocco quasi monotono che scandisce le giornate.

Proseguendo più avanti, c'è anche una cartoleria, una panetteria che in realtà vende un po' di tutto, un tabacchino, la sede del PD, chiusa da non sò quanti anni, stando a giudicare dallo stato in cui si trova, e un bar.
Ordinato il mio solito caffè, mi sono seduta fuori a leggere la gazzetta, l'unico giornale disponibile, mentre un cielo grigio e indeciso prometteva pioggia. Dopo qualche pagina, si siede vicino a me un vicino di casa che avrò visto in tutto quattro o cinque volte, non di più. Un tipo, dicono, solitario e, in effetti, per rivolgermi la parola si notava che doveva aver fatto una fatica enorme. Iniziamo a parlare di pomodori, di viti, della vita di paese, del mare di Viareggio, del prezzo alle stelle della benzina, della tragica scomparsa di Morosini, finiamo anche per organizzare una grigliata. Senza rendercene conto, parliamo ininterrottamente per quasi un'ora. Poi, improvvisamente inizia a piovere. Lo ringrazio del caffè che ha voluto offrirmi a tutti i costi, ci salutiamo e corro verso casa.

E davanti alla porta, mentre scuoto i capelli e data l'ora decido che per pranzo improvviserò un uovo al curry, non posso fare a meno di pensare a quanto possa essere terribilmente piena, a volte, la semplicità.

giovedì 12 aprile 2012

Fra il dolore e il nulla io scelgo il dolore.

E tu cosa sceglieresti?
(Fino all'ultimo respiro - Jean-Luc Godard)