domenica 27 giugno 2010

Inunqualunquegiorno

C'era la pioggia che scendeva forte, quel giorno. E, ad ogni goccia, l'asfalto si tingeva di un colore quasi argenteo. Ero immersa nel mio cappotto lungo, in un cappello di lana e in un paio di guanti del solito colore. Mi mancava solo l'ombrello. Dalla fretta di uscire, la cosa più utile era ovvio che me la fossi dimenticata. Sbirciai, allora, tra alcune bancarelle sparse qua e là, in cerca di uno nuovo da acquistare. Blu, grigio, rosso, forse verde. Ma alla fine pensai che non era tanto importante il colore e presi così il primo che mi trovai davanti. Tanto, già sapevo che l'avrei dimenticato al primo bar. E' un po' il destino di tutti gli ombrelli quello di essere lasciati in un qualsiasi angolo di un qualunque posto. Quella mattina poi ci si metteva pure un umore particolarmente danzante.
E così, una volta uscita dal locale, mi ritrovai a saltarellare da sotto un terrazzo all'altro per cercare di bagnarmi il meno possibile. Solo dopo alcuni minuti mi ricordai dell'ombrello comprato poco prima. Ma ormai ero lontana. Scossi l'acqua dalla frangetta, ripresi a camminare, sorrisi e mi nascosi dietro una sigaretta. Pioggia o no, c'erano i miei mille desideri ad attendermi all'angolo. E non potevo tardare.

giovedì 24 giugno 2010

Se una notte d' inverno un viaggiatore..

“Già nell’improvvisazione confusa del primo incontro si legge il possibile avvenire di una convivenza. Oggi siete l’uno oggetto della lettura dell’altro, ognuno legge nell’altro la sua storia non scritta. Domani, Lettore e Lettrice, se sarete insieme, se vi coricherete nello stesso letto come una coppia assestata, ognuno accenderà la lampada al suo capezzale e sprofonderà nel suo libro; due letture parallele accompagneranno l’approssimarsi del sonno; prima tu poi tu spegnerete la luce; reduci da universi separati, vi ritroverete fugacemente nel buio dove tutte le lontananze si cancellano, prima che sogni divergenti vi trascinino ancora tu da una parte e tu dall’altra. Ma non ironizzate su questa prospettiva d’armonia coniugale: quale immagine di coppia più fortunata sapreste contrapporre?”
(Italo Calvino)

lunedì 21 giugno 2010

Rossoamaro

Comincio. Anche senza sapere dove arrivare. Lascio correre la tastiera. Le dita vanno e i pensieri anche, ancora più rapidi. Dovessi seguire il loro passo, in realtà, non riuscirei a stargli dietro.

Ed è così, che tra le innumerevoli cose, la mente mi torna a quella signora, che conobbi per caso un anno fa, mentre svolgevo un lavoro che non mi piaceva, in un posto che non mi piaceva, con gente che mi piaceva ancora di meno. Ci bastò un sorriso e uno sguardo per capire che nonostante la differenza di età, eravamo fatte della solita fottutissima pasta. Io imprigionata lì dentro, ma con sogni da gigante; lei, probabilmente, in un matrimonio finito da anni ma i sogni, anche se molto tempo prima, erano stati gli stessi. Iniziammo così a chiaccherare come amiche di vecchia data. Dopo qualche giorno tornò anche a trovarmi e riprendemmo da dove eravamo rimaste. Poi, mi licenziai. E non l'ho più rivista. Quella donna dallo sguardo penetrante ma dolce e con addosso i segni di una vita che non ha saputo scherzare. Quella donna dal cappotto di un rosso quasi amaro e dalle mani affusolate. Quella signora, elegante nell'animo, a cui un grazie è assolutamente dovuto.























Mi piace immaginarmela così. Anni fà, con indosso il solito cappotto. Del solito colore. Davanti al mare. Di fronte all'unica cosa, in cui un'anima.. anche la più inquieta.. riesca a perdersi.

domenica 20 giugno 2010

Tra questa moltitudine di stelle.. AUGURI!

"Quando tu sarai vecchia e grigia e piena di sonno e china accanto al fuoco,
tira giù questo libro e lentamente leggilo e sogna del dolce sguardo
che i tuoi occhi ebbero un tempo e delle loro ombre profonde;
quanti amarono i tuoi istanti di lieta grazia e amarono la tua bellezza
con falso e vero amore, ma un solo uomo amò in te l’anima pellegrina
e amò il dolore del tuo mutevole volto, e chinandoti giù verso i tizzoni incandescenti, mormora, un po’ tristemente, quanto amore fuggì e misurò i suoi passi sulle montagne in alto e nascose il suo viso fra una moltitudine di stelle."
(William Butler Yeats)






















A te, che sò essere un'anima un pò pellegrina proprio come me.. dedico questo post e ne approfitto per farti tanti tanti auguri di compleanno!! E, scusami ancora una volta, per il ritardo.. ma ho letto solo ieri la mail :)!

sabato 12 giugno 2010

Succede, così..






















Mi innamoro di certe fotografie. Si, mi innamoro proprio. Forse per l'immensa gratitudine di riuscire a trasportarmi altrove. Anche se per poco, ma non importa.
















Malinconica, l'estate.

giovedì 3 giugno 2010

Impropriamente.. normalità.

Una donna passa per caso all’uscio di un uomo conosciuto due sere prima. Le piace, vuole rivederlo. Suona e lui le apre la porta con un bel viso disteso. Lei scopre così che in un sabato qualunque, alle 15.30 circa, quell’uomo sta leggendo un buon libro, in cucina sta preparando un arrosto, pur senza avere ospiti. Rimane ammaliata dalla scena. Perché?
In un mondo caotico, di gente che non sta ferma un attimo, che ha l’ansia da prestazione, in cui stare da soli è impossibile e se lo fosse sarebbe un inferno, scoprire che l’uomo che ti piace se ne sta tranquillo e sereno in casa sua a leggere, e che se gli suoni ti sorride calmo, gioioso, ti fa entrare, non tenta di spogliarti, ti prepara un caffè, ti parla di qualcosa che non sia banale… Ebbene, questo, che qualcuno chiamerebbe impropriamente ‘normalità’, è una scena affascinante. Ciò che di quell’uomo affascina è che sembra sereno, in equilibrio con se stesso.
(Simone Perotti)

mercoledì 2 giugno 2010

Le cose importanti..

Le coѕe pιù ιмporтanтι
gιaccιono тroppo vιcιne al pυnтo
dov’è ѕepolтo ιl voѕтro cυore ѕegreтo,
coмe ѕegnalι laѕcιaтι
per rιтrovare υn тeѕoro cнe
ι voѕтrι neмιcι ѕareввero ғelιcιѕѕιмι dι porтar vιa.

e poтreѕтe ғare rιvelazιonι
cнe vι coѕтano per poι
ѕcoprιre cнe la genтe vι gυarda ѕтrano,
ѕenza capιre aғғaттo qυello cнe aveтe deттo,
ѕenza capιre percнè vι ѕeмвrava
тanтo ιмporтanтe da pιangere qυaѕι
qυando lo dιcevaтe.
(ѕтepнen ĸιng)