lunedì 9 maggio 2011

Pearl jam e ancora un'altra birra grazie

Sono le 19, il sole tramonta, il vento si alza ed io mi trovo lungo il marciapiede di una strada qualunque nel pieno centro della metropoli. Mi sistemo il ciuffo leggermente storto, stringo un po' piu' la sciarpa intorno al collo e mi guardo intorno. Sulla sinistra, un pub in legno, in classico stile irlandese, musica leggera e qualche schiamazzo. Entro ed osservo. Sulla destra una coppia, in classico "punto d'arrivo", penso. Lui, che si guarda intorno. Incrocia anche il mio sguardo. Lei, seria, totalmente assente, braccia conserte mentre con la bocca gioca con la cannuccia del suo cocktail. Silenzio, neanche una parola. Neanche uno strascico di complicità. Poco più avanti, intanto, un gruppo di uomini attempati stà discutendo di calcio con qualche breve parentesi al femminile. Tette e culi alternati al calcio di rigore di non capisco bene chi. Vado avanti, e decido di sedermi sull'ultimo sgabello lungo il bancone, quello più in disparte. Oggi niente discorsi. Non è stata una delle giornate migliori ed ho voglia di gustarmi il contorno, senza troppe spiegazioni. Ordino una birra, facendomi consigliare direttamente dal barista. Una cosa che mi è sempre piaciuta è sperimentare in base alle tradizioni dei luoghi in cui mi trovo. Intanto, a scaglioni, inizia ad entrare un gruppo di uomini di varia età, con giacca ed immancabile valigetta. Uno di loro, il più giovane, si avvicina e mi saluta. Lo guardo, giu' il primo sorso e sfoggio il sorriso più forzato. "Come va'?". Il sorriso sparisce e lascia spazio alla risposta più concisa. Evidentemente senza risultato. Il tipo tira indietro lo sgabello e si siede di fianco a me. Prosegue con qualche domanda. Terzo, quarto e quinto sorso vengono da sè. Poi si allenta il colletto della camicia, si sfila la giacca e, lentamente, estrae dalla 24 ore il suo ipod. Mi chiede se mi piacciono i Pearl-jam, spiegandomi che, a suo parere, sono la terapia ideale per giornate "no" come quella. Alzo, così, lo sguardo dal mio bicchiere e lo guardo in faccia forse per la prima volta da quando si è seduto. Ci sorridiamo, infilo una cuffia, lui quell'altra, "Yellow Ledbetter" e un'altra birra. Si, sempre la solita. Grazie.

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