martedì 7 settembre 2010

In linea da quel luogo che non era da nessuna parte

Sarò fatta strana, ma a mio parere uno degli elementi determinanti per il giudizio riguardo un libro, un racconto, una poesia.. è senza dubbio il finale. Più volte mi è capitato di leggere testi che non mi coinvolgevano, ma di essere rimasta affascinata proprio dall'ultima pagina. Come "Marina" di Zafòn; un'opera per i miei gusti troppo surrealistica, ma quando alla fine mi sono ritrovata tra le mani quelle pagine bianche, che in realtà erano quelle che il protagonista lasciava alla sua innamorata.. beh, lì non ho potuto far altro che sorridere e quasi ricredermi, nonostante tutto il precedente non mi avesse molto convinto.
E poi ci sono quei libri, come quello che ho appena terminato di leggere e di cui ho avuto già occasione di postare qualcosa, che hanno la straordinaria capacità di rapirti dall'inizio alla fine, di condurti proprio in quei luoghi, tra i protagonisti, di farti sentire perfino gli accordi stridenti della chitarra suonata tra quelle righe. E in questo caso, la parte finale, non poteva essere altro che un'ulteriore conferma della delicatezza e raffinatezza dell'intero romanzo.




"Midori rimase a lungo in silenzio dall'altro capo della linea. Quel silenzio mi sembrò durare all'infinito, come una pioggia sottile e interminabile che inonda allo stesso tempo tutti i prati della terra. Io rimasi con gli occhi chiusi e la fronte schiacciata contro il vetro, in attesa. Poi finalmente Midori ruppe quel silenzio.
- Dove sei adesso? - chiese con voce calma.
Già, dove ero adesso?
Con il ricevitore in mano alzai lo sguardo e mi guardai intorno dietro i vetri della cabina. Dove ero adesso? Non sapevo dove fosse quel posto. Non ne avevo la più pallida idea. Dove diavolo mi trovavo? Quello che vedevo attorno a me era solo una folla di gente che mi passava accanto diretta chissà dove.
Da quel luogo che non era da nessuna parte rimasi in linea con Midori."
(Norwegian Wood - Murakami Haruki)




















Credo che prima o poi lo rileggerò.

3 commenti:

levitaPH ha detto...

Adoro questo libro! E adoro Murakami...:-*

Andrea La Rovere ha detto...

Su Norwegian Blues già ti ho detto,sono completamente d'accordo sulla raffinatezza e delicatezza di Murakami Haruki,e sul suo particolare tocco solo apparentemente distaccato,sul ragionamento a proposito dei finali mi tocca di nuovo darti ragione.E' così anche per me,come è vero che spesso un finale banale vanifica un ottimo svolgimento.E ciò accade spessissimo anche nelle poesie,come acutamente noti...mi viene in mente Nostalgia di Ungaretti (che se non erro a suo tempo commentasti) ; bellissimi versi,come sempre con Ungaretti,ma la differenza la fa l'ultima frase,forse il più bel verso che abbia mai letto : "e come portati via,si rimane"
A volte è un vero piacere essere "fatti strani"!
Ciao Ila

Ilaria ha detto...

@ Levita: Idem! E'il suo primo romanzo che leggo e di sicuro ce ne saranno altri.. mi è piaciuto troppo :)! Un bacione!

@Andrea: Anche le tue ultime righe sono di quelle che colpiscono :)..
Buonanotte Andre!

Ps. E, bellissimo il verso di Ungaretti..