Ore 7.30, suona il cellulare. Guardo il numero, non lo conosco. Sono tentata di non rispondere e girarmi dall'altra parte. Del resto e' tutta la settimana che aspetto venerdì mattina, sapendo di avere finalmente un'intero giorno libero. Poco prima, come mi succede sempre in questi casi, mi ero svegliata di soprassalto, temendo di essere in ritardo. Poi in uno sprazzo di lucidità, con un occhio mezzo chiuso e l'altro semiaperto, mi ero ricordata di essere libera e, raggiunto così il centro del letto, in uno stato di puro godimento, mi ero finalmente riaddormentata.
Pronto?
La mia collega sta male.
Sono le 7.40. Mi sveglio, in bagno, davanti allo specchio.
Ma sono io? Ma è casa mia? Vedo una foto scattata diversi anni fa in vacanza negli Stati Uniti. Si, è casa mia.
Cielo grigio, c'è una leggera nebbia e fa freddo. Raffreddore cronico e le ore di sonno racchiuse in una sola mano. Parto in quarta senza nemmeno riscaldare il motore. Devo passare a pagare l'assicurazione della macchina prima. Oggi è l'ultimo giorno. E chissà se alle 8.30 saranno già aperti.
Scendendo verso Viareggio, ritrovata la calma, mentre la nebbia lentamente si dirada e il sole fa capolino, collego l'Ipod allo stereo.
"Ashes to ashes, funk to funky
We know Major Tom's 4
a junkie
Strung out in heaven's high
Hitting an all-time low"
Grazie David Bowie.
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