"E una domenica ti incontrai per caso
e mi scoppiò un indescrivibile
piacere di conoscerti…
guarda cos’è il Destino"
(Franco Battiato)
domenica 27 febbraio 2011
martedì 22 febbraio 2011
.. che se la ride di tutto quanto
Non finirà mai, non ci saranno
soccorsi nè pietà nè cose vive,
andrà tutto avanti, inutilmente, percorso
di menzogne e vecchie abitudini,
continuerò così, vita di un corpo
senza testa, rifacendo sempre lo stesso
cammino, ripetendo gli stessi trucchi,
sognando sogni già sognati,
come in una montagna deserta,
nonostante miliardi di esseri
non ci sarà un solo vero uomo,
soltanto eterni rifiuti, e saranno veri
soltanto gli animali, soli depositari
di grazie e puro spirito, saranno loro gli ultimi, gli autentici,
gli onesti, brace e significato
profondo, il lupo avrà cuore
e la pantera polmoni
e l’aquila occhi, e l’ultima
guerra sarà un uomo seduto su una
sedia, che se la ride di
tutto quanto.
(Ah- Charles Bukowski)
(Ren Hui Yoong)
soccorsi nè pietà nè cose vive,
andrà tutto avanti, inutilmente, percorso
di menzogne e vecchie abitudini,
continuerò così, vita di un corpo
senza testa, rifacendo sempre lo stesso
cammino, ripetendo gli stessi trucchi,
sognando sogni già sognati,
come in una montagna deserta,
nonostante miliardi di esseri
non ci sarà un solo vero uomo,
soltanto eterni rifiuti, e saranno veri
soltanto gli animali, soli depositari
di grazie e puro spirito, saranno loro gli ultimi, gli autentici,
gli onesti, brace e significato
profondo, il lupo avrà cuore
e la pantera polmoni
e l’aquila occhi, e l’ultima
guerra sarà un uomo seduto su una
sedia, che se la ride di
tutto quanto.
(Ah- Charles Bukowski)
(Ren Hui Yoong)
domenica 20 febbraio 2011
Noi, lì
mercoledì 9 febbraio 2011
Luoghi non luoghi
Amo le metropolitane così come le stazioni e gli aereoporti. Le persone più taglienti si incontrano proprio in questi posti fugaci. C'era un giovane ragazzo, solo con il suo cane, la notte del 31 Dicembre a Kings Cross. Suonava "Stand by me", tutta a modo suo. Ero sulle scale mobili e più salivo, più lo osservavo allontanarsi e più pensavo che lì, in quella stazione, non c'era persona più libera di lui. Libera da ogni conformismo, da ogni regola, da ogni aspettativa di una serata qualunque.
Mi sono sempre piaciuti questi luoghi non luoghi. Del resto non mi è mai capitato di salire su una metro e di non perdermi in qualcuno. Come quella ragazza indonesiana che si è seduta davanti a me la mattina del 1 Gennaio. Erano le 11 circa ed ero diretta a Portobello, mentre lei rientrava da chissà quale serata. Indossava un paio di sandali alti, un lungo vestito turchese, ed era di una bellezza travolgente in quel sorriso che la ricopriva. Accanto a lei, invece, un ragazzo ancora in abito da lavoro avvolto nel suo sonno. Oppure, ricordo con piacere quel violinista Ungherese vestito da cow-boy, che ogni giorno incrociavo alla solita fermata, e che regalava un inchino ad ogni signora.
Amo questi posti perchè c'è sempre un'occasione in cui rispecchiarsi. C'è chi sorride, chi è indifferente, chi ha perso ogni speranza, chi è di fretta e chi indossa le cuffie e si estranea per un momento. Chi legge, chi ha con sé la sua chitarra e chi, come te, incrocia il tuo sguardo con la stessa curiosità che ti accompagna. E, allora sorridi, ti rilassi, e pensi che in fondo la vita è bella proprio per queste piccolezze.
Mi sono sempre piaciuti questi luoghi non luoghi. Del resto non mi è mai capitato di salire su una metro e di non perdermi in qualcuno. Come quella ragazza indonesiana che si è seduta davanti a me la mattina del 1 Gennaio. Erano le 11 circa ed ero diretta a Portobello, mentre lei rientrava da chissà quale serata. Indossava un paio di sandali alti, un lungo vestito turchese, ed era di una bellezza travolgente in quel sorriso che la ricopriva. Accanto a lei, invece, un ragazzo ancora in abito da lavoro avvolto nel suo sonno. Oppure, ricordo con piacere quel violinista Ungherese vestito da cow-boy, che ogni giorno incrociavo alla solita fermata, e che regalava un inchino ad ogni signora.
Amo questi posti perchè c'è sempre un'occasione in cui rispecchiarsi. C'è chi sorride, chi è indifferente, chi ha perso ogni speranza, chi è di fretta e chi indossa le cuffie e si estranea per un momento. Chi legge, chi ha con sé la sua chitarra e chi, come te, incrocia il tuo sguardo con la stessa curiosità che ti accompagna. E, allora sorridi, ti rilassi, e pensi che in fondo la vita è bella proprio per queste piccolezze.
domenica 6 febbraio 2011
Come raggi di sole dalla finestra di una galera
Mi sono persa, tra vie che non conosco e a cui mi hai condotto tu per mano; ho lasciato che le emozioni mi piombassero addosso e, questa volta, me le sono vissute fino in fondo, perchè la vita è una sola e persone come te è difficile lasciarle andare come incontrarle.
Non è facile addomesticarci e lo sappiamo bene; del resto siamo fatti della solita fottuta pasta e per questo ci porteremo dentro, per questo continuerò a viaggiare e ogni posto mi ricorderà di noi, e non potrò fare a meno di pensare che se tu fossi lì, insieme a me, ti emozioneresti esattamente delle stesse cose, noteresti le stesse pieghe invisibili di una realtà che invece passa inosservata al più della gente.
Tu non lo sai, ma porto ancora con me i brividi di quella notte, me li sono cuciti addosso come un abito, li sento pesanti dietro il collo, li sento scendere fino alla pancia, mi tengono al riparo ma so anche che non si ripeteranno. E' una guerra continua questo volersi vivere e il sapere di non poterlo fare. E' una guerra in cui mi sento schierata già dalla parte del perdente. E' una guerra senza nè tregua, nè vittoria, che mi sommerge di fronte a questo cielo terso, su questo treno che giunge a te per l'ennesima volta, non sapendo mai se sarà anche l'ultima.
Con te mi sono sentita sole, isola deserta, tempesta, vento avvolgente, adrenalina, raggi di sole dalla finestra di una galera. E, adesso, posso sentire questi brividi quasi evaporare, salire in alto per poi trasformarsi in pioggia metallica che tornerà a scivolare di fianco a me, lungo le crepe di questo finestrino.
Non è facile addomesticarci e lo sappiamo bene; del resto siamo fatti della solita fottuta pasta e per questo ci porteremo dentro, per questo continuerò a viaggiare e ogni posto mi ricorderà di noi, e non potrò fare a meno di pensare che se tu fossi lì, insieme a me, ti emozioneresti esattamente delle stesse cose, noteresti le stesse pieghe invisibili di una realtà che invece passa inosservata al più della gente.
Tu non lo sai, ma porto ancora con me i brividi di quella notte, me li sono cuciti addosso come un abito, li sento pesanti dietro il collo, li sento scendere fino alla pancia, mi tengono al riparo ma so anche che non si ripeteranno. E' una guerra continua questo volersi vivere e il sapere di non poterlo fare. E' una guerra in cui mi sento schierata già dalla parte del perdente. E' una guerra senza nè tregua, nè vittoria, che mi sommerge di fronte a questo cielo terso, su questo treno che giunge a te per l'ennesima volta, non sapendo mai se sarà anche l'ultima.
Con te mi sono sentita sole, isola deserta, tempesta, vento avvolgente, adrenalina, raggi di sole dalla finestra di una galera. E, adesso, posso sentire questi brividi quasi evaporare, salire in alto per poi trasformarsi in pioggia metallica che tornerà a scivolare di fianco a me, lungo le crepe di questo finestrino.
martedì 1 febbraio 2011
Iscriviti a:
Post (Atom)