Adèle: Come facciamo? Ci stringiamo la mano, ci baciamo?
Gabor: Ci dimentichiamo.
Adèle: Non le prometto niente.
(La fille sur le pont - Patrice Leconte)
mercoledì 26 maggio 2010
giovedì 20 maggio 2010
E' proprio obbligatorio essere eccezionali?
Quando cercare a tutti i costi una soluzione, evidentemente, non è di per sè la soluzione migliore.
Penso capitino un pò a tutti quanti, chi più.. chi meno, quei momenti della vita in cui si sa di dover compiere una scelta. Quei momenti in cui si avverte di essere come arrivati al traguardo finale di una corsa. Applausi o no, vittoria o sconfitta non importa, quello che conta realmente è ciò che volutamente, o con rammarico, o per forza di cose ti lasci alle spalle e ciò che invece sei pronto ad abbracciare. Importa che si chiude un ciclo e si viene proiettati meccanicamente in un altro. Forse migliore, forse peggiore, nessuno può saperlo. E non importa nemmeno quanto tu sia pronto o no a tutto questo. Avviene e basta. Magari in un assolato e afoso pomeriggio d'estate o quando tutto appare gelido e desolato. Tutto dipende terribilmente da te, e dalla strada che deciderai di intraprendere. Ed ecco, che in un attimo ti ritrovi lì, così... tra le mani un futuro ignoto che freme, e in testa i dubbi più atroci e lancinanti, a cui sembra impossibile non solo trovare una soluzione, ma pure dare un ordine anche soltanto apparentemente logico.
Alcune volte, mi piace invece farmi cullare dall'idea che la vita altro non sia che il risultato di contorte, spesso bizzarre congiunzioni astrali. Tutto dipenderebbe, dunque, da quello stramaledettissimo destino, dal quale sembrerebbe non esserci alcuna via di fuga, al massimo soltanto qualche momentanea scappatoia.
Così, almeno pare.
Ho mangiato un pò di pesce e una manciata di pepe nero stasera, il tutto condito da una buona dose di inquietudine. Ma anche questo.. è VITA.
"Ognuno ha il mondo che si merita. Io forse ho capito che il mio è questo qua. Ha di strano che è normale. Mai visto niente del genere, a Quinnipak. Ma forse proprio per questo io ci sto bene. A Quinnipak si ha negli occhi l'infinito. Quì, quando proprio guardi lontano, guardi negli occhi di tuo figlio. Ed è diverso.
Non sò come fartelo capire, ma qui si vive al riparo. E non è una cosa spregevole. E' bello. E poi chi l'ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto, sempre sporti sul cornicione delle cose, a cercare l'impossibile, a spiare tutte le scappatoie per sgusciare via dalla realtà? E' proprio obbligatorio essere eccezionali?"
(Castelli di rabbia - Alessandro Baricco)
Penso capitino un pò a tutti quanti, chi più.. chi meno, quei momenti della vita in cui si sa di dover compiere una scelta. Quei momenti in cui si avverte di essere come arrivati al traguardo finale di una corsa. Applausi o no, vittoria o sconfitta non importa, quello che conta realmente è ciò che volutamente, o con rammarico, o per forza di cose ti lasci alle spalle e ciò che invece sei pronto ad abbracciare. Importa che si chiude un ciclo e si viene proiettati meccanicamente in un altro. Forse migliore, forse peggiore, nessuno può saperlo. E non importa nemmeno quanto tu sia pronto o no a tutto questo. Avviene e basta. Magari in un assolato e afoso pomeriggio d'estate o quando tutto appare gelido e desolato. Tutto dipende terribilmente da te, e dalla strada che deciderai di intraprendere. Ed ecco, che in un attimo ti ritrovi lì, così... tra le mani un futuro ignoto che freme, e in testa i dubbi più atroci e lancinanti, a cui sembra impossibile non solo trovare una soluzione, ma pure dare un ordine anche soltanto apparentemente logico.
Alcune volte, mi piace invece farmi cullare dall'idea che la vita altro non sia che il risultato di contorte, spesso bizzarre congiunzioni astrali. Tutto dipenderebbe, dunque, da quello stramaledettissimo destino, dal quale sembrerebbe non esserci alcuna via di fuga, al massimo soltanto qualche momentanea scappatoia.
Così, almeno pare.
Ho mangiato un pò di pesce e una manciata di pepe nero stasera, il tutto condito da una buona dose di inquietudine. Ma anche questo.. è VITA.
"Ognuno ha il mondo che si merita. Io forse ho capito che il mio è questo qua. Ha di strano che è normale. Mai visto niente del genere, a Quinnipak. Ma forse proprio per questo io ci sto bene. A Quinnipak si ha negli occhi l'infinito. Quì, quando proprio guardi lontano, guardi negli occhi di tuo figlio. Ed è diverso.
Non sò come fartelo capire, ma qui si vive al riparo. E non è una cosa spregevole. E' bello. E poi chi l'ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto, sempre sporti sul cornicione delle cose, a cercare l'impossibile, a spiare tutte le scappatoie per sgusciare via dalla realtà? E' proprio obbligatorio essere eccezionali?"
(Castelli di rabbia - Alessandro Baricco)
sabato 15 maggio 2010
And I’d follow you down that road..
The house she lived in
Is now all we’re left with
It’ll take a lifetime to pay for this
All the nuns were singin
And the crowds were immense......
All the papers wrote it a different way
those known desires
Her first admirers
who claimed that they were her favourite
but I know that it was
me alone she loved
though i still have nothing to show for it
Ain’t no calling you back
I just want you to know
I have your voice in my head and your frame on the wall.
It all went wrong but I wish you could stay with me
Oh, stay with me
Her brother john says
Aint sure if she’s dead
Or just hiding somewhere away from him
we all still remember
that cold december
with your lawn ablaze and you razor blade drawn
ain’t no calling you back
I just want you to know
I have your voice in my head and your frame on the wall.
It all went wrong but I wish you’d have stayed with me
Have stayed with me
Oh love
When it’s cold love
That’s when I know love
That’s when I know
Oh oh oh ohhh
Well now it all gone
I know I’ll see you in the flowers
Now it’s all done
Ya I’ll lay down there for hours
Now it’s all gone
I can see you in the flowers
Oh honey won’t you come home
I’d offer my soul
If I thought it might help at all
If I thought it might help at all
And I’d follow you down that road
If I thought it might help at all
If I thought it might help at all
(The Veils - The house she lived in)
sabato 8 maggio 2010
Me ne andavo così
Era d'estate.
Quando mi ritrovai a navigare in un buio penetrante.
Tra stelle sperse e purpuree farfalle.
Ogni battito di ali sulla mia pelle.
Me ne andavo così,
tra i riflessi argentei di una luna possente,
e tra venti, tessitori di melodie inebrianti.
Correva quella bambina ormai svanita.
Correva in quello spazio alienante.
Poi, come un nemico silenzioso
che sopraggiunge alle spalle per scagliare il colpo finale,
tutto d'un tratto, il risveglio.
Rileggendomi, non ne sono molto convinta.
Quando mi ritrovai a navigare in un buio penetrante.
Tra stelle sperse e purpuree farfalle.
Ogni battito di ali sulla mia pelle.
Me ne andavo così,
tra i riflessi argentei di una luna possente,
e tra venti, tessitori di melodie inebrianti.
Correva quella bambina ormai svanita.
Correva in quello spazio alienante.
Poi, come un nemico silenzioso
che sopraggiunge alle spalle per scagliare il colpo finale,
tutto d'un tratto, il risveglio.
Rileggendomi, non ne sono molto convinta.
mercoledì 5 maggio 2010
martedì 4 maggio 2010
Il vino perduto
Un giorno nell’Oceano (ma ormai
sotto qual cielo non so),
offerta al nulla gettai
di vino raro un pò…
Chi ti volle perduto, liquore?
Obbedii forse all’indovino?
O forse all’ansia del mio cuore
pensando al sangue, versando il vino?
La sua trasparenza usata
riprese il mare come innanzi chiaro
dopo una venatura rosata.
Perduto il vino, ebbre le onde:
vidi slanciarsi nell’aere amaro
le immagini più profonde.
(Il vino perduto - Paul Valèry)
Anatoly Zenkov
sotto qual cielo non so),
offerta al nulla gettai
di vino raro un pò…
Chi ti volle perduto, liquore?
Obbedii forse all’indovino?
O forse all’ansia del mio cuore
pensando al sangue, versando il vino?
La sua trasparenza usata
riprese il mare come innanzi chiaro
dopo una venatura rosata.
Perduto il vino, ebbre le onde:
vidi slanciarsi nell’aere amaro
le immagini più profonde.
(Il vino perduto - Paul Valèry)
Anatoly Zenkov
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