Ancora e ancora.
E ci trasportava in un'altra dimensione spazio-temporale.
Stavamo attraversando le vie deserte intorno alla città finchè ci fermammo mentre il ritmo aumentava. Menefreghisti, spensierati quasi incoscienti iniziammo a cantarla con un microfono immaginario in mano. E poi ballammo e salimmo sul cofano, mentre una leggera pioggia autunnale iniziava a scendere.
Gli amici di sempre intanto andavano a ballare nei locali più "in" del momento, e i cellulari squillavano, ma a noi cosa importava? Eravamo straordinariamente io e te. Lì, in mezzo al nulla, illuminati solo dai fari di una macchina immobile. E urlavamo a ritmo di musica e ridevamo e poi urlavamo ancora e ridevamo di nuovo. E il tuo viso nella penombra di cui riuscivo ad assaporarne comunque il sorriso.
Era tutto straordinariamente bello.
E così dopo anni succede che quella canzone la risento oggi, per caso, in questa stanza; e c'è quel bambino con noi che la canta e tutti sorridiamo perchè è così buffo.
Guardo lui ed ogni cosa torna alla mente: chiara, forte, tremendamente viva.
Sorrido mentre le guance arrossiscono.
Quattro minuti appena, e tornare quasi bambina.
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